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Miti, leggende e luoghi misterios: La leggenda abruzzese
14 giugno 2019

Uno dei nostri panorami preferiti al mondo, che ci lega in un unico sospiro di pace, è senza dubbio Il Gran Sasso.

E una delle leggende che più abbiamo a cuore riguarda proprio il gran Sasso, e il nostro (invidiatissimo) Parco Nazionale della Majella.

La leggenda narra che Maja, la più bella delle Pleiadi, fuggì dalla Frigia, regione dell’Anatolia centrale, per portare in salvo il suo unico figlio Ermes, il gigante, avuto da una relazione con Zeus, rimasto ferito in battaglia.

Fuggirono via attraversando il mare su di una zattera, e sbarcarono alle rive abruzzesi.

Credendo di essere inseguiti, e temendo la loro morte, decisero di cercare rifugio in una grande e molto ben nascosta grotta del Gran Sasso.

Il figlio Ermes, ormai stremato dalla difficoltà della fuga, dalle ferite che si facevano sempre più gravi, necessitava di un impasto di erbe medicinali.

La madre allora si mise alla ricerca di questa necessaria, quanto più rara erba; ma il manto erboso era già ricoperto di uno spesso strato di neve, e non vi erano più foglie verdi.

Così, Ermes morì.

La disperazione della madre per non essere stata in grado, nonostante gli innumerevoli sforzi, di salvare il figlio, fu così tanta che rimase immobile per giorni.

Decise allora di seppellirlo su di una vetta del monte.

Al mattino, i pochi abitanti della zona, rimasero stupefatti: Ermes, infatti, si era trasformato in una gigantesca montagna, di cui ancora oggi si può ammirare il profilo.

Da qui, “Il Gigante che dorme”.

Maja, però, non riusciva a darsi pace.

Il dolore la divorò, portandola alla morte.

Si lasciò andare, e i pastori, impietositi dalla sua triste storia, decisero di adornarla con vesti ricche di fiori, gemme e ghirlande profumate, prima di seppellirla sulla montagna che guarda proprio il Gran Sasso. Anche lei ora era diventata tutt’uno con la montagna, che prese proprio la forma di una donna, di cui ancora oggi si possono ammirare le dolci forme.

Se ci reca in particolari momenti dell’anno su di queste montagne, si possono ancora udire i lamenti di Maja.

Il loro amore, vincolo sacro, prende vita ancora oggi tramite il vento.

 

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