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La leggenda narra che il 22 aprile del 1557 un contadino di nome Bertolino vide una luce abbagliante mentre si riposava sotto una pianta di ulivo. Al centro di quella grande luce c’era la Vergine sorridente che lo incaricava di riportare alla comunità la sua volontà di far ergere in quel luogo un Santuario.
«Il 22 aprile 1557 piacque al Signore dare un segno della sua divina bontà col far conoscere al popolo di Giulianova la Vergine dello Splendore».
Così si legge nella prima cronaca che il padre priore dei Monaci Celestini, don Pietro Capullo (Celestino), scrisse a più riprese negli anni dal 1657 al 1674 e che servì come fonte a don Nicola Palma per la sua "Storia Aprutina" e per la "Cronica Relazione di Santa Maria dello Splendore di Giulianova" scritta dai Padri Celestini.
«Su una collinetta, fuori le mura di Giulianova, un pio contadino, stanco per aver raccolto legna da ardere da portare nella sua casa di Cotogna, verso mezzogiorno andò a riposarsi all’ombra di un frondoso ulivo. Bertolino – così si chiamava il contadino – ristorato dalla piacevole brezza marina che giungeva fin lassù, stava per assopirsi quando vide tra i rami dell’albero una luce abbagliante e, al centro, la Vergine Maria che gli disse: “Su, Bertolino, levati e vanne tosto in Giulianova e spargi per tutto il paese la lieta novella che la Gran Madre di Dio qui ha scelto la sua dimora. Avvisa il clero che venga senza indugio alcuno con solenne processione ad onorarmi e che qui, dove tu ora mi vedi, mi si costruisca un santuario”.
Ancora stordito per la grande emozione, ma fiero per l’incarico ricevuto, Bertolino corse dal governatore (amministratore feudale di nomina ducale) per riferirgli lo straordinario messaggio della Madonna. Com’era prevedibile, sia il governatore che alcuni notabili presenti si divertirono molto nell’ascoltare lo strano racconto del contadino, ma quando questi cominciò ad insistere perché lo seguissero sul luogo dell’apparizione, persero la pazienza e lo cacciarono in malo modo, tacciandolo di visionario e demente. Pur credendo alla sua buona fede, essi vedevano l’unica spiegazione plausibile nell’ottica che i primi caldi o un bicchiere di vino in più avessero dato alla testa a Bertolino.
Molto abbattuto per la cattiva accoglienza ricevuta, il povero contadino se ne tornò a casa, ma il giorno seguente, di buon mattino, spinto da una forza interiore, si recò nuovamente all’ulivo con la speranza di rivedere la splendente immagine della Madonna per poterle confidare tutta la sua amarezza.
Bertolino percorse l’ultimo tratto della salita con il cuore in gola; si sentiva umiliato e offeso non tanto per le ingiurie quanto per il fallimento dell’importante missione. E se, una volta in cima alla collina, la Vergine Maria non si fosse più mostrata ai suoi occhi? Giunto in prossimità dell’albero tutti i suoi timori svanirono perché la Madonna era lì ad attenderlo per rincuorarlo ed esortarlo a tornare dal governatore.
La seconda ambasciata purtroppo non ebbe miglior successo della prima. Il terzo giorno, Bertolino ritornò in quel luogo a lui già tanto caro. Si inginocchiò ed attese la confortante apparizione. La Vergine tornò e con dolcezza e fermezza lo incitò ad insistere presso il governatore che quanto asseriva corrispondeva a verità.
Senza più esitare, Bertolino tornò in città. Colmo di rinnovato fervore, per la terza volta il pio contadino raccontò quanto la Gran Madre di Gesù gli aveva appena comandato, insistendo perché tutti salissero con lui in cima alla collina per verificare la veridicità del suo racconto. Questa volta alle ingiurie si aggiunsero le percosse. Uno di loro, per meglio convincerlo a mettere giudizio, iniziò a percuoterlo con violenza, tra il divertimento dei presenti. Di temperamento mite, Bertolino sarebbe stato sopraffatto se la Madonna non fosse intervenuta liberandolo dalle mani dello sconsiderato, che rimase improvvisamente paralizzato e muto".
Immagine: fonte madonnadellosplendore.it
Nella sala calò un silenzio assoluto: tutti compresero di essere stati testimoni di un evento soprannaturale e ciascuno, nel proprio cuore, impetrava il perdono per le offese arrecate all’innocuo contadino. Sgomento e smarrito il governatore si affrettò a convocare il clero (arciprete, quattro canonici, il preposto dell’Annunziata) e il popolo tutto per recarsi in solenne processione sul luogo indicato da Bertolino.
Il taglialegna, fiducioso nelle promesse della Madonna e con il cuore colmo di gioia, guidò il corteo dal palazzo ducale al luogo miracoloso dove tutti poterono assistere trasecolati alla fantastica visione, chiara e distinta, della Vergine Maria, splendente fra fulgori di luce abbagliante.
Ma la Madonna aveva riservato loro un grande dono come prova tangibile e imperitura dello straordinario avvenimento: alla base dell’olivo fece sgorgare una sorgente d’acqua pura e fresca, a getto continuo, che esiste tutt’ora!
La notizia dell’apparizione, che pose fine alla pestilenza che aveva colpito l’intera regione, ma che aveva lasciato indenne il circondario di Giulianova, si sparse in un baleno. Un avvenimento così straordinario attirò sul luogo una moltitudine di persone che giungeva da ogni dove per vedere l’ulivo miracoloso, per segnarsi con l’acqua della sorgente e per prostrarsi in adorazione invocando misericordia, protezione e conforto.
Portato a braccia vi si recò anche l’aggressore di Bertolino, sinceramente pentito per il gesto insensato e proprio a lui, Maria Santissima dello Splendore volle fare la prima grazia ridonandogli, tra gli osanna dei presenti, l’uso della favella e delle articolazioni».
FESTA DELLA MADONNA DELLO SPLENDORE
La Festa è la celebrazione dell'apparizione della Vergine nel lontano 22 aprile 1557. Da circa 5 secoli Giulianova celebra la protettrice della Città con solenni festeggiamenti.
Un momento di raccoglimento, di unità popolare, con la più alta partecipazione spirituale ed emozionale, perché racchiude in sé il ricco patrimonio della "Giuliesità".
IL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLO SPLENDORE
Il santuario della Madonna dello Splendore è un importante edificio di culto a Giulianova, con l'annesso convento, ed è una delle principali attrazioni religiose ed artistiche della città, meta di numerosi pellegrinaggi.
Il santuario nasce a seguito dell’apparizione della Madonna, circondata di luce su un olmo ad un umile contadino di nome Bertolino; nella sua ultima apparizione la Vergine, comparendo a tutto il popolo giunto sulla collina, fece sgorgare dai piedi dell’albero una sorgente di acqua, tuttora attiva e ritenuta miracolosa, situata oggi in corrispondenza dell’altare maggiore.
Fino all’inizio del 1800 il Santuario fu affidato alla cura dei padri Celestini, e dal 1847 ai francescani cappuccini, i quali apportarono nei secoli modifiche strutturali: ingrandirono la sagrestia, costruirono un coro, nuove stanze nel Convento e innalzarono una torre campanaria.
Nel 1937 la chiesa fu ampliata e trasformata in quella attuale, a croce latina, con tre altari in marmo policromo con un tempietto per la statua della Madonna dello Splendore, un coro, delle sale laterali e porticato antistante, quest'ultimo terminato nel 1959.
L'interno della chiesa, completamente spogliato della elegante decorazione barocca seicentesca, è oggi decorato con grandi pitture murali eseguite nel 1954 da Alfonso Tentarelli su progetto di padre Giovanni Lerario; sull'altare maggiore vi è custodita la venerata e miracolosa statua della "Madonna dello Splendore", scultura lignea policromata della Madonna col Bambino benedicente, di autore ignoto, della prima metà del XV secolo, proveniente con tutta probabilità dalla città medievale di Castel San Flaviano.
A cura di Ilaria Riccioni
Foto di Ilaria Riccioni