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Le origini delle Case di Terra
19 maggio 2023

Si trattava di una tecnica costruttiva delle case dei contadini, dei braccianti e dei piccoli proprietari terrieri di antichissima origine, probabilmente risalente alla protostoria ed attestata in ambito abruzzese sin dall’età romana da due contesti archeologici urbani scavati a Penne-viale Ringa, e a Lanciano-via Corsea, ed in ambito rurale dei villaggi in località Valle San Giovanni di Teramo, Colle Pignotto di Controguerra, Marrocchi-San Giovanni e Battaglia-Il colle di Campli.

I metodi adottati nella costruzione erano due, compattazione dell’argilla modellata in opera (pisè), o utilizzo di blocchi di terra precedentemente realizzati ed essiccati all’aria a realizzare muri spessi da 60/80 cm sino ad un metro, quasi sempre privi di fondazioni (adobe). I blocchi erano in genere rettangolari e venivano posti in opera a definire una sorta di opera quadrata o in diagonale a spina di pesce.

Talvolta il terreno era preparato scavando all’interno del perimetro una fossa profonda da cm 50 ad un metro, per rimettervi poi la stessa terra a strati di 30/40 cm, dopo averla mescolata con acqua e paglia di grano e avena, pestandola per compattarla. Nello stesso modo si lavorava la terra per tirar su le pareti, e «quando si arrivava ad avere la giusta consistenza con la zappa si staccavano delle zolle che venivano portate su una zona in piano e ammassate con le mani, cioè lavorate come la pasta. Non appena l’impasto si era consolidato, si costruiva il muro perimetrale della struttura accumulando l’una sull’altra e lavorando tali zolle (tecnica a pisè) fino a che si formava «lu bbanghe», una parete alta circa 80 cm e larga 60/70 cm che era il primo strato della costruzione. Parete che poteva essere ad un metro ed alta due; accanto ad una tecnica del genere, che dava luogo a strutture dall’assetto abbastanza irregolare, il pisé veniva realizzato anche con casseforme lignee che venivano messe in opera prima sul terreno, e poi sul culmine del muro man mano che esso andava crescendo di altezza.

Le tecniche costruttive

I solai intermedi di tradizione più antica poggiavano su grandi travi di sostegno sovente in quercia ed erano in canne, o realizzati con assicelle di legno, su cui veniva spalmato uno strato di argilla. Assi di legno servivano altresì da architravi di porte e finestre, in genere chiuse da sportelli di legno, mentre i tetti, che potevano essere ad una, due o quattro falde, erano anch’essi sorretti da una struttura lignea su cui poggiavano assi di legno e poi i coppi. Le coperture, a due falde o a padiglione, erano sorrette da una struttura di travi lignee con piano di posa per i coppi costituito più anticamente da canne ed argilla, e più di recente da mattoni.

Il modello più diffuso fra le case di terra dell’Abruzzo adriatico era quello a schema rettangolare di cui vari esempi sono stati scavati presso il villaggio altomedievale di Colle San Giovanni d’Atri, e di cui buon esempio può essere la struttura ad un solo vano ancora oggi superstite suppur in rovina presso il cimitero di Valle San Giovanni di Teramo.


A cura di Ilaria Riccioni

Fonti: Manuale "Le valli della Vibrata e del Salinello" – Documenti dell’Abruzzo Teramano, Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo

 

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