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Il rito del Carnevale nel Teramano, curiosità e tradizioni
16 febbraio 2023

Il periodo di Carnevale è il periodo più colorato e allegro dell’anno. Periodo che ha anche il suo fascino storico, perchè è considerato come momento di festa e rinnovamento tanto che fin dal Medioevo era chiamato con l’appellativo di "festa di pazzia". Secondo la tradizione cattolica, invece, il periodo carnevalesco precede l’inizio della Quaresima, in preparazione alla Pasqua.

Il carnevale in Abruzzo si legava al duro lavoro dei campi e indicava la fine dell'inverno e il risveglio della primavera.

Oggi mascherine, coriandoli e carri allegorici invadono le piazze di molte cittadine teramane con manifestazioni in cui spensieratezza e allegria fanno da padrone, con una particolare attenzione però a conservare le antiche tradizioni dei diversi territori.

Ad esempio a Montorio al Vomano, paese dove tradizione e cultura si incontrano da sempre, il Carnevale si tinge di nero e, nel giorno delle ceneri, si celebrano le sue solenni esequie con il rito del "Carnevale Morto": un allegro corteo goliardico, con tanto di vedova del Carnevale al seguito, che sfila per le vie del paese. L'origine della tradizione viene attribuita alla fine degli anni Venti del ‘900 quando alcuni ragazzi della zona, non condividendo le severe regole del regime che proibì i festeggiamenti del Carnevale, decisero di indossare abiti funebri e dar vita, il giorno delle ceneri, al funerale del Carnevale.


Non mancano i dolci tipici della tradizione abruzzese e teramana. Ovunque si può assaggiare la Cicerchiata, che è composta da piccole palline fritte e unite tra di loro con il miele caramellato e ricoperte da confettini colorati. 

Le Frappe o anche chiamate "chiacchiere" sono invece sfoglie rettangolari fritte e poi cosparse con abbondante zucchero a velo.

Le Castagnole fatte con uova, farina e zucchero, liquore di anice e olio per friggere. Quella delle castagnole è una ricetta molto antica trovata un manoscritto del settecentesco che era nell’archivio di stato di Viterbo.

Gabriele D’Annunzio, in una sua filastrocca, ci descrive il carnevale abruzzese in tutto il suo splendore dove tra passato e presente nulla è cambiato nel festeggiare e onorare questa giornata di inizio quaresima:

Carnevale vecchio e pazzo
s’è venduto il materasso
per comprare pane, vino,
tarallucci e cotechino.
E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia a un pallone.
Beve e beve e all’improvviso
gli diventa rosso il viso,
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia…
Così muore il Carnevale
e gli fanno il funerale,
dalla polvere era nato
ed in polvere è tornato.


Foto Cicerchiata scaricata dal Sito Pixabay

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